Quando una separazione o un divorzio diventano conflittuali e giudiziali, la consulenza dello psicologo forense è essenziale per tutelare i minori coinvolti. In questi casi, è prevista la somministrazione di test a entrambi i genitori e la valutazione delle figure adulte di riferimento.
Nel nostro paese, il 14% delle separazioni e il 20% dei divorzi risultano non consensuali.
La Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU
Nelle separazioni non consensuali, il Tribunale può disporre una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU). Questa indagine psicologica e clinica delle parti in causa richiede allo psicologo forense, in quanto consulente del Giudice, una specifica formazione e preparazione, vincolata a un evento giuridico. È in questo modo che la psicologia incontra il diritto civile.
Il CTU viene nominato in aula e assume l’incarico di rispondere a specifici quesiti, previo giuramento di rito, per procedere allo svolgimento delle operazioni peritali. Nella maggior parte dei casi, i quesiti riguardano il profilo della personalità genitoriale (qualora siano coinvolti minori), allo scopo di indagare il migliore regime di affidamento e domiciliazione.
Il Compito dello Psicologo Forense
Lo psicologo ha il compito di:
- Valutare la presenza di eventuali aspetti psicopatologici nel funzionamento interpersonale e relazionale dei genitori.
- Valutare le competenze genitoriali di ognuno di essi.
- Indagare le incidenze sullo sviluppo psicologico ed affettivo dei figli e il soddisfacimento dei loro bisogni.
- Allargare la valutazione a tutte le figure di riferimento significative.
- Indicare le misure di intervento necessarie.
Il padre e la madre possono avvalersi di un proprio Consulente Tecnico di Parte (CTP), che opererà, alla luce dell’interesse superiore dei minori, esaminando le capacità del genitore valutato. La Consulenza, intesa come strumento di prevenzione e comprensione dettagliata della situazione familiare, diventa uno spazio per individuare le soluzioni più idonee alla risoluzione del conflitto.
Strumenti e Metodologie
Per rispondere ai quesiti, l’esperto utilizzerà mezzi e strumenti attendibili quali:
- Il colloquio: per acquisire le informazioni necessarie relative al contesto relazionale e per effettuare un’approfondita ricostruzione anamnestica.
- I test: reattivi psicodiagnostici che hanno lo scopo di individuare le modalità con cui il genitore si pone in rapporto con l’ex partner e con i minori, e rilevare eventuali disfunzionalità personologiche e relazionali.
I colloqui previsti possono essere sia singoli che congiunti, rispettivamente con i genitori, con i minori e con le eventuali figure di attaccamento significative (Gulotta, 2016). Lo psicologo forense dispone inoltre di una serie di tecniche e strumenti per indagare le relazioni familiari.
Nella prassi giudiziaria, il CTU è tenuto a videoregistrare gli incontri, per garantire trasparenza e affidabilità al Giudice e alle parti. Al termine dell’indagine, trascorsi almeno 90 giorni, i Consulenti redigono una relazione finale in cui il CTU palesa le risposte al quesito posto dal Tribunale, con adeguate motivazioni e soluzioni proposte.
Competenze Genitoriali Richieste
Le competenze genitoriali di base richieste a ciascuna parte, da mantenere al di là della separazione giudiziale, si basano su molteplici fattori, stabiliti dettagliatamente nel Protocollo di Milano (2012). Tra queste rientrano:
- Comprendere e rispondere adeguatamente alle esigenze primarie del figlio (cure igieniche, alimentari e sanitarie).
- Preparare, organizzare e strutturare adeguatamente il mondo fisico del minore (aspetti ambientali stimolanti e protettivi).
- Essere in grado di comprendere le necessità e gli stati emotivi del minore, rispondere opportunamente ai suoi bisogni e coinvolgerlo emotivamente negli scambi interpersonali in modo adeguato alla sua età e maturazione psico-affettiva.
- Favorire congrue opportunità educative e di socializzazione.
- Interpretare il proprio comportamento e quello altrui in termini di ipotetici stati mentali (pensieri, affetti, desideri, bisogni e intenzioni).
- Offrire regole e norme di comportamento congrue alla fase evolutiva del figlio, creando le premesse per la sua autonomia.
- Saper promuovere l’evoluzione della relazione genitoriale in virtù delle tappe di sviluppo del figlio, adeguandosi alle competenze acquisite e favorendo la crescita del minore.
- Affrontare e gestire il conflitto con l’altro genitore con le dovute capacità di negoziazione, tenendo conto delle rispettive e peculiari strutture personologiche.
- Promuovere il ruolo dell’altro genitore favorendo la sua partecipazione alla vita del figlio (il cosiddetto criterio di accesso) in maniera attiva e nella salvaguardia della genitorialità, anche verso i legami generazionali e con la famiglia allargata.
- Valutare la disponibilità del genitore a sottoporsi a un percorso di sostegno alla genitorialità, qualora ritenuto necessario.
Bigenitorialità e Situazioni a Rischio
Una svolta significativa nelle separazioni è data dalla Legge n. 54 dell’8 febbraio 2006, che sancisce il principio della bigenitorialità: il diritto imprescindibile di un figlio ad avere rapporti stabili con entrambi i genitori e accesso ad entrambe le famiglie d’origine, ad eccezione di situazioni pregiudizievoli.
Quando una separazione può definirsi rischiosa? Ad esempio, nel caso in cui un genitore non accetti e non tolleri la fine del rapporto di coppia, manifestando una visione egocentrica e autocentrata della situazione, si può desumere un’incapacità a livello genitoriale. Complesse dinamiche personologiche disfunzionali, elevata incomunicabilità e un clima relazionale altamente conflittuale non possono assicurare una serena ed equilibrata crescita ai minori coinvolti.
Inoltre, all’interno delle famiglie, spesso si sviluppano alleanze, spontanee o provocate, tra un genitore e un figlio. Nei casi di conflitto interfamiliare, tali coalizioni possono servire a sostenere, influenzare, ricattare o ostacolare l’altro genitore.
Sindrome da Alienazione Parentale (PAS)
Tra le situazioni conflittuali e problematiche più frequenti si trova la cosiddetta Sindrome da Alienazione Parentale (PAS). Questa si riferisce a tutte le manifestazioni psicopatologiche osservate nei minori triangolati all’interno delle separazioni genitoriali conflittuali, relative all’ingiustificato o inspiegabile totale rifiuto verso un genitore.
Tale patologia è attualmente molto discussa: alcuni ne negano l’esistenza, altri la rivendicano come fenomeno in crescita, tanto che non è ancora stata inserita all’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). L’alienazione genitoriale, di cui la PAS è un sottotipo, consiste nel distruggere la relazione tra l’altro genitore e il proprio figlio. Nasce da conflittualità irrisolte e si alimenta con sentimenti di rivalsa e acredine di un adulto verso l’ex partner, che cerca nel minore un alleato e, spesso, un vendicatore. Il movente, che siano umiliazioni o tradimenti, provoca la nascita di un’alleanza perversa e patologica del bambino con un genitore a scapito dell’altro, non affidatario, che viene aggredito o escluso dalla relazione.
Segnali di Alienazione e Intervento Tempestivo
All’interno di una Consulenza, lo psicologo forense dovrà porre attenzione ai possibili segni indicatori di alienazione, quali:
- L’adultizzazione del minore, che presenta un linguaggio inadatto rispetto all’età anagrafica.
- La campagna denigratoria e vessatoria verso il genitore rifiutato.
- La mancanza di ambivalenza.
- Il sostegno totale verso l’alienante.
È fondamentale un intervento tempestivo, allo scopo di evitare che il bambino alienato viva profondi sensi di colpa, affiancati alla paura di perdita e abbandono del genitore alleato. Una recente ricerca ha evidenziato la “scissione” che vive il minore conseguentemente a un’Alienazione Parentale: i minori alienati percepiscono costantemente un senso di frattura e di mancata ambivalenza verso il genitore rifiutato. Maggiore è il grado di alienazione, più grave ed elevato sarà il livello di frammentazione: il figlio vive il genitore rispettato e preferito in termini estremamente positivi, contrariamente a quello respinto.
Conclusioni
Alla luce di quanto sottolineato, si può affermare che lo psicologo forense che si occupa di separazioni ad elevata conflittualità riveste un ruolo arduo e complesso. Si trova a dover esercitare la propria professione aiutando una coppia, spesso precedentemente sana, che sta vivendo una patologia relazionale permeata da sentimenti quali odio, rabbia, disgusto e tristezza. In tale contesto, l’obiettivo richiesto è, nella maggior parte dei casi, quello di fornire raccomandazioni rispetto ai diritti di visita e di custodia dei figli coinvolti.
La separazione conflittuale rappresenta un fattore di rischio sia per la salute psicofisica dei minori sia per la qualità stessa delle relazioni familiari. Scopo della Consulenza in tale ambito è agevolare e incentivare una cooperazione e una collaborazione tra ex partner, per riuscire a svolgere una corretta funzione parentale, scindendo il sistema genitoriale da quello coniugale, che vanno considerati interdipendenti. Le evidenze recenti convergono nell’incentivare la cultura della cosiddetta “buona separazione“, attraverso lo strumento del Consulente Tecnico che deve operare allo scopo di preservare un’idonea e corretta genitorialità, che perduri nonostante la separazione, “finché vita non ci separi”.